cose che (porcaccia di quella troia) non si fa più

Prima, mentre venivo al lavoro, sono stato vittima di una specie di deja vu (o di un giro all’incontrario di orobilogio (incontrario nel senso ce andava indietro)) che mi ha riportato a quando avevo il ciao e ci andavo a salzano a lezione di chitarra. Ora, per andare a salzano, ci sono i sottopassi, ma una volta c’erano le sbarre del treno, altresì chiamate volgarmente “passaggi a livelli”; queste cose si chiudevano, da grandi bastarde qual’erano, proprio prima che ci arrivavi, e mi capitava spesso di dovermi fermare e aspettare. E aspettare. E aspettare. A salzano il treno sembrava non arrivare mai. In realtà era anche puntuale, solo che chiudevano le sbarre mezz’ora prima. In quel tempo che si aspettava si poteva scendere, togliersi il casco, mollare giu la chitarra dalle spalle, fumarsi una sigaretta.

Ora che i passaggi a livelli non ci sono più… mah… a me piaceva aspettare per il cazzo, senza pretese.

Insomma, tra rotonde e sottopassi e scavalcavia nessuno si ferma più. O si ferma quando arriva, se arriva, se ha un posto dove arrivare e non è bloccato incastrato in una psico-rotonda che non gli permette di fermarsi.

Anche per quest’anno ce l’avrò su con le finestre nuove. Belle le finestre nuove, bianche per dentro e marroni per fuori, vetri a doppio strato, che se verse alta e ribalta, che non si sente il rumore delle macchine che passano per strada, che consumi meno perchè disperdono meno calore d’inverno e meno freddo d’estate. Poi al cesso si apre proprio verso il vater e non si può (leggasi “posso”) fare la popò con la finestra aperta. Ma mettiamo che la questione bagno sia anche trascurabile, fermiamoci sulla grande capacità di tenere fuori i rumore: definiamo rumore: cosa che si percepisce con le orecchie. Quindi:

se a me piacesse sentire il casino che fa un temporale dovrei ogni volta aprire la finestra della stanza in cui mi trovo. E mettiamo che sia notte e che io sia a letto, mi arriva una sventolata di bronchite e il giorno dopo ci resto secco.

Finestre di mmerda, voglio indietro i soldi che manco erano miei.